Da Corriere della Sera

Lezioni di educazione civica surreali, programmi impossibili da recuperare a maggio, gite scolastiche con disastri annessi, collegi a tutte le ore, insegnanti alle prese con genitori ansiosi e ragazzi delle medie, dove metà «dovrebbero stare alle elementari e metà in carcere». Per Filippo Caccamo, attore-professore di Lodi, trent’anni, la scuola fa ridere. E anche la maturità: «Sarà un CA-PO-LA-VO-RO! Già perché l’ultima diabolica invenzione del Ministero sarà la presentazione del progetto “Capolavoro” di ciascuno, un elaborato speciale realizzato nel triennio da caricare sul portale UNICA. Già me li immagino i ragazzi alla ricerca dei loro mille capolavori prodotti negli ultimi anni… ». E sorride.

Lui, cresciuto all’ombra di una mamma anestetista («che non c’è più») e un papà dirigente scolastico, ci insegna, la frequenta, la studia, e soprattutto la prende in giro, per la felicità di docenti, presidi, genitori e studenti di tutt’Italia. Con due milioni di follower complessivi sui social, un tour teatrale che sta portando in giro per l’Italia, Le Filippiche, un nuovo libro in uscita («Maledetta prima ora», Mondadori) e un po’ di comparsate in tv, Caccamo ha trasformato la sua capacità di osservare vizi e vezzi di aule e corridoi scolastici in un’abilità da palcoscenico.

I docenti si riconoscono nelle sue parodie, eppure non si offendono, com’è possibile? 

«Perché appunto sentono che non invento, che parlo come uno di loro. Che so quello che succede. E che so scherzarci su. Ora sono in pausa teatrale, ma quando frequentavo il collegio docenti i colleghi quasi si offendevano del contrario, se non usavo i loro aneddoti nei miei sketch».

Perché la scuola fa tanto ridere? 
«La scuola è il mondo dove passano tutti, per un motivo o un altro. O ne esci frustrato o arricchito. Ma quando riesci a guardare le cose dal punto di vista comico, ti accorgi che anche gli aspetti più burocratici possono far ridere. Raccontare un mondo così meraviglioso, così pieno di spunti, è un privilegio».

Come è entrato a scuola?
«Ho iniziato a insegnare, nel 2020, con le famose diciotto ore, con le mad, le chiamate dirette: mi ero appena laureato in Beni culturali alla Statale di Milano. Dalle supplenze brevi sono entrato nelle gps. Negli ultimi due anni mi sono fermato per il tour teatrale, non volevo dare discontinuità ai miei alunni, e fargli avere il supplente del supplente…ma non è detto che in futuro non tenti il concorso. L’uno non è il piano B dell’altro».

Filippo Caccamo, il professore comico e gli sketch sulla scuola: «Ma nessuno si offende, parlo come uno di loro»

Stavo per chiedergelielo. La scuola è un ripiego? 
«No, l’ho sempre avuta nella testa. A casa mi dicevano continuamente di provare a insegnare, anche se io ho sempre voluto fare teatro. Non mi sono trovato male, anzi: è diventata lo scenario ideale per immaginare le mie performance. Di solito gli youtuber iniziano dalla stanzetta e poi guardano fuori, io ho fatto il contrario».

Cosa fa divertire così tanto il pubblico, composto per lo più da gente che lavora a scuola o dai loro familiari? 
«Tutto quello che vorremmo dire ma che non si può dire, tutti i retroscena che gli alunni immaginano ma non sono raccontati, la burocrazia, l’assurdità di riunioni, il rapporto con determinate figure come segreterie e collaboratori scolastici, i genitori, tutti i retropensieri che ti vengono».

La segreteria? 
«Sì, la segreteria, questo ente misterioso che esiste e non esiste: io ho scoperto che la mia dsga è un cartonato- ride – Per chiamarli, devi chiamare Montecitorio, il Vaticano, i Corazzieri, dopo aver consultato cherubini e serafini, ti portano in questo regno celeste che è la segreteria, dove hanno sempre la fotocopiatrice accesa, la senti ma loro non ti rispondono mai, hanno orari improbabili, tipo dalle 2 alle 2.18 della domenica sera».

Le fotocopie sono un problema? 
«Certo, fai prima a fare un mutuo in copisteria. Perché andare dai bidelli a chiedere una fotocopia è un atto di coraggio, loro sono la vera colonna portante della scuola: fuori sono persone normali, appena entrano sono incaxxati neri. Devi pregarli e pregare che vada tutto bene: gliene chiedi 20, e sono 19; chiedi a colori, perché hai messo le bandiere dei Paesi, e sono bianco e nero; spero che non siano fronte retro. Ne vedi di tutti colori».

E i ragazzi? 
«Eh, su di loro potrei fare cento ore di spettacolo, sono un mondo a parte, vivono di domande, ma loro non ti dicono niente. L’unica cosa che sanno chiederti continuamente è: “Ha portato le verifiche?????”, per cui io entro e dico direttamente: “Ragazzi, non ho portato le verificheeee”. Quando abbiamo il tema, come ogni mese, gli dico di tirare fuori il foglio protocollo: e loro ti chiedono ancora cos’è, gli chiedi di piegarlo a colonne, e ti guardano stupiti, gli chiedi qual è il contrario di piede, e ti rispondono “l’altro piede”, gli chiedi come si scrive prosciutto in inglese, e dicono “prosciutt”, gli chiedi “dov’è appeso questo quadro? E loro non ti rispondono il museo, ma “a un muro”! Sono tutte cose vere, sono stupendi!».

I genitori, li prende un po’ troppo di mira? 
«Ma loro sono la causa di metà dei problemi a scuola- ride- Io penso che se riuscissimo a snellire il triangolo scuola-famiglia -alunno sarebbero risolti tutti i conflitti. Se il figlio prende 4, scatta il colloquio col genitore che dice: ”Ma guardi era preparatissimoooo, ieri ripeteva benissimo tutto il giornoooo, impossibile che abbia meritato 4”. All’infanzia: “Le ho portato mio figlio, ieri notte non era stato bene, ma ha vomitato 4 volte, gli ho dato 7 tachipirine ma stamattina ci teneva proprio a venire”. Oppure: ”Mio figlio dice che lei è molto bravo a spiegare, eppure ha preso 4. Come mai?”. E via così…».

Filippo Caccamo, il professore comico e gli sketch sulla scuola: «Ma nessuno si offende, parlo come uno di loro»

E i docenti, fanno solo pasticci? 
«Sono incredibili, soprattutto nel periodo dei collegi online e della dad ho visto cose straordinarie, persone che boccheggiavano dietro gli schermi, con microfoni accesi o spenti nei momenti sbagliati, schermi da condividere, risposte improbabili. Però hanno un grande senso dell’umorismo. Una volta ho sentito uno di loro dire: “Ragazzi, in gita per come vi siete comportati posso portarvi solo in aula pc tre giorni».

È proprio sicuro che nessuno se la prende?
«Incredibile, ma ho pochissimi haters. Sarà che prendo in giro me stesso».

Ora che è in pausa però potrebbe rimanere a corto di episodi aggiornati. «No, non succede, perché finito lo spettacolo c’è sempre una decine di persone che si ferma a salutarmi e che mi racconta qualcosa. La scuola l’abbiamo fatta tutti, tutti si sentono chiamati in causa. E anche sui social ricevo tantissimi messaggi, racconti: se perdessi il contatto con la loro realtà, sarebbe finita, ma così va benissimo».

Cosa vuol fare da grande? 
«L’attore, Gaber teatrante è da sempre il mio faro. Ma sono un autodidatta, se si toglie un po’ di accademia a Lodi, dove vivo, e un po’ di esperienze scolastiche. Ma con i professori ho imparato a non prendermi troppo sul serio, quindi si vedrà».

Quindi, scherzi a parte, che consiglio darebbe agli studenti in procinto di affrontare la maturità?
«Il consiglio che posso dare ai maturandi è di godersi anche questo passaggio importante della vita con una buona dose di leggerezza consapevole: è giusto arrivarci preparati per dare il massimo, ma poi l’esame non deve essere inteso sempre come questione di vita o di morte! Non si smette mai di crescere e di imparare cose nuove, anche ben dopo la maturità!».

Filippo Caccamo, il professore comico e gli sketch sulla scuola: «Ma nessuno si offende, parlo come uno di loro»