Da La Sicilia

Parte da Catania il nuovo spettacolo nazionale di Filippo Caccamo. Circa quaranta date che lo vedranno protagonista in tutta Italia fino a maggio.
«Non è un caso che si parta dalla Sicilia – dice – è stata una scelta voluta. Ricordo ancora con tanto affetto quando la prima volta sono arrivato a Messina per recitare su un palco. Ho subito detto che ero di Reggio e il custode del teatro mi ha risposto “meglio di Reggio che di Catania”. Dentro questa frase c’è tutta l’essenza di quanto sia stupenda la vostra Terra. Provo un affetto smisurato per voi… vicini di casa».
Star del web e del palcoscenico: Filippo Caccamo lancia il nuovo spettacolo “Le Filippiche-Atto Finale”, un affresco comico sul mondo della scuola che abbraccia la vita di tutti i giorni.

Quasi 2 milioni di follower tra Instagram, Facebook, Youtube e Tik Tok per Caccamo che sarà protagonista al Teatro Metropolitan di Catania domani, venerdì 18, alle 21:

«Sarà – annuncia – il meglio del meglio del meglio di tutti questi anni di tour. Tutto completamente rinnovato. I temi che affrontavo negli anni scorsi, tra cui il collegio docenti on line, sono superati. Adesso è il momento di uno spettacolo nuovo che ha all’interno ancora tanto di scuola, di colleghi, di mondi scolastici e parascolastici, ma che poi si amplierà sempre di più. E sono molto curioso di vedere la risposta del pubblico siciliano. Lo scorso anno è stato bellissimo venire nella vostra Terra, ho sentito il calore che proveniva proprio dal cuore. Mi sono sentito molto bene. Da due anni sto vivendo il sogno di ogni attore: girare il nostro Paese da sold out in sold out. È straordinario sentire dal vivo lo stesso affetto che vivo sui social. Quest’anno lo voglio ricambiare con uno spettacolo potenziato che non darà tregua e farà ridere tutti, ben oltre le mura scolastiche, perché, con il giusto punto di vista comico, ogni aspetto della nostra vita quotidiana può far ridere».

Quanto è difficile far ridere la gente?

 «È molto più facile di quello che sembra. Gli spunti tragici sono moltissimi, dal personale al mondiale. I punti su cui rimanere tristi sono tanti, deve esserci la bravura del comico ad individuare quei punti dove è possibile far sorridere la gente. C’è bisogno anche di una certa sensibilità per far sorridere anche in un momento tragico. In un momento storico come l’attuale, c’è bisogno di far diventare più comica possibile la vita quotidiana».

Da una parte insegnante e dall’altra attore comico. Quale dei due mestieri è più complicato?

«Insegnante, in assoluto. È molto complesso. Ci sono tante cose da fare, non è il tuo impegno a determinare il successo. Sono un miliardo di dinamiche. L’attore è completamente un’altra cosa. Un altro mestiere. Un qualcosa lasciato a te stesso. Devi studiare e prepararti. La scuola da un lato ti protegge con la burocrazia dall’altro ti rende molto meno autonomo. Questo è il vero problema. Essere un attore comico è un lavoro di ascolto, sono tanto contento di raccontare il mondo degli insegnanti ed ascoltare i colleghi. Tutte le richieste di sentirsi rappresentati sono il vero motore di quello che racconto. È importante ascoltare le persone».