Da Il Mattino

I cerchio delle emozioni si chiude a teatro. Dopo tre giorni intensi al Cus di Baronissi, quartier generale per oltre 800 giurati dai 7 ai 19 anni coinvolti in una agenda fitta di eventi e appuntamenti, nonché in dialogo con relatori speciali, firme prestigiose del panorama letterario nazionale e internazionale, musicisti e attori, la quarta edizione del “Libro Aperto – Festival della Letteratura per Ragazzi”, concepito e diretto da Angela Albarano, si conclude domani allo Charlot di Pellezzano. Qui, alle 18, lo show “Le Filippiche – Atto finale” di Filippo Caccamo, comico e webstar (ed ex insegnante delle medie) che ha deciso di accendere un faro sul tragicomico mondo della scuola riscuotendo un successo da quasi 2 milioni di followers.

«Appuntamenti come questo sono un ottima dimostrazione di come cultura, divertimento, arte e spettacolo possano convivere a stretto contatto», esordisce Caccamo, ribadendo anche l’alto valore della manifestazione «perché diffonde amore per i libri in una fascia di età importantissima».

Se dovesse assegnare un libro a tutti gli studenti italiani, quale sceglierebbe?
«1984 di Orwell: gli spunti di approfondimento sono infiniti e ha la capacità di essere sempre super attuale».

Se potesse, invece, trasformare uno dei suoi libri in un film o in una serie tv, chi vorrebbe nel cast e quale prof non potrebbe mancare?
«La Carla! Ormai una colonna portante del mio show. Se diventasse un film, mi piacerebbe Sydney Sibilia alla regia e, come interpreti, Edoardo Leo e Pilar Fogliati».

Lei ha detto: “Scegliere di fare l’insegnante è un atto di coraggio”…
«Insegnare è bellissimo, ma la lotta contro la burocrazia è estenuante».

Se avesse il potere di cambiare una cosa nel sistema scolastico italiano?
«Partirei dal ruolo degli insegnanti: devono essere più riconosciuti, pagati meglio, tutelati di più. Faccio un esempio: se vuoi che l’aereo parta, devi prima mettere il pilota nelle condizioni di volare, no? Devi dargli un contratto migliore. In effetti, dopo aver preso cura del pilota, penserei a mettere gli schermi su tutti i sedili, alle lucine, a coccolare i passeggeri. Ma prima di tutto devi occuparti del pilota. Allo stesso modo, dobbiamo occuparci dei nostri docenti, altrimenti la scuola non decollerà mai».

Da ex prof cosa l’ha influenzata tanto da decidere di battere su queste tematiche?
«Mi è bastato frequentare l’aula insegnanti: osservavo i colleghi, le interazioni tra di loro, le riunioni e mi sono detto: ma questo mondo qui è meraviglioso, merita di essere raccontato».

Che professore era?
«Simpatico ma anche severo. All’epoca i miei video giravano già da anni online e il rischio era farmi prendere con troppa leggerezza».

Le manca?
«Il contatto diretto con i ragazzi è insostituibile».

É passato dal web al teatro e alla scrittura. Qual è il mezzo che sente più suo o più efficace?
«Senza dubbio il teatro. É una magia. I followers sono una cosa ma il pubblico che sceglie di passare dal metterti un like a venire fisicamente a un tuo spettacolo è un’altra cosa. Il pubblico in platea lo senti, è lì. Si vive insieme un momento di vita irripetibile».

C’è mai stato un momento in cui ha pensato che una sua battuta potesse essere fraintesa?
«No, non esattamente. La mia è un’ironia pulita, difficile da misinterpretare ma non offende mai nessuno».

Si è mai ispirato a suo padre, dirigente scolastico, o alla sua compagna che insegna matematica?
«Più di una volta! I modelli più vicini sono quelli più facili da cui attingere»

Ha mai ricevuto messaggi di prof o studenti che si sono riconosciuti?
«Una valanga, ogni giorno, sono un attento lettore dei feedback e la soddisfazione di “arrivare” a così tante persone è grande».

Questo Festival riunisce autori e lettori di ogni genere. Qual è il commento più strano o inaspettato che ha mai ricevuto su uno dei suoi libri?
«In realtà mi sono arrivati grandi complimenti, tanto entusiasmo, ma nulla di strano»

Conosce Salerno?
«Pochino. L’ho visitata quando mi conferirono il Premio Charlot, ma sarà l’occasione per viverla un’altra volta ed esplorarla meglio».