Da “Giornale di Brescia”
Sarà la sua prima volta a Brescia e – ammette – ha un po’ di ansietta. «Ma sono sicuro che ci si divertirà!». Che è un po’ una certezza, quando
si parla di Filippo Caccamo: l’insegnante con centinaia di migliaia di follower che prende in giro gli insegnanti (ma non solo) sarà al Dis_Play Brixia Forum di via Caprera domanisera, sabato 29aprile, alle21,con «Telchi Filippo!» (biglietti da20 a 28euro su Ticketone). Uno one man show sul mondo della scuola e delle famiglie, di cui ci parla lo stesso Caccamo.
Un po’ di background per chi non la conoscesse: chi è Filippo Caccamo?
Sono un insegnante e comico, e la mia carriera è un po’ all’inverso. Ho iniziato a teatro, al contrario rispetto agli youtuber che sviluppano prima un percorso video. Ho iniziato con «Zelig» ed «Eccezionale certamente», dopodiché ho pubblicato i primi video (era il 2017). Prima parlavo della vita universitaria, ora dei professori. Ma anche adesso che sto sui social poi torno sempre a teatro.
La comicità oggi non può più prescindere dai social?
I social sono utilissimi, se non obbligatori. Prenda me: se io fossi rimasto solo a teatro avrei raccolto molto meno pubblico. Oggi spettatori e spettatrici della tv si sono divisi: un po’ restano lì, un po’ vanno a teatro, un po’ seguono sui social. Ma i canali tradizionali restano.
Qual è l’aspetto più tragicomico della vita di un insegnante?
I gruppi whatsapp? I colloqui? Oooh! Ce ne sono. Ma uno più di tutti: il rapporto con le famiglie. Un vero disastro! Il triangolo scuola-famiglia-alunno non c’è più. Le famiglie hanno totale sfiducia nei professori, i prof a loro volta hanno un rapporto sempre più difficile con loro e di conseguenza gli alunni hanno una percezione viziata da ciò che sentono in casa. Ecco il nodo cruciale.
Recentemente ha dedicato un post al dramma dei ragazzi e delle ragazze che cedono sotto il peso delle aspettative scolastiche. Non tratta quindi solo temi comici…Penso che il modo migliore di parlare di sé sia comicamente, ma anche i messaggi importanti si possono lanciare con comicità, seppur velata. A quell’argomento tengo particolarmente, forse perché ho iniziato parlando proprio di università. Credo che ogni tanto dare dei pareri – in questo caso: «le famiglie sono responsabili del percorso scolastico dei figli» – sia doveroso. Ho ricevuto tanti commenti e messaggi: «Faccio economia, ma mi fa schifo, interessa solo a mio padre»; «Ho scelto medicina per mia madre, non so come dirle che voglio cambiare». Dobbiamo dare voce a questo grido d’allarme.
Qual è il suo pubblico ideale? Solo insegnanti? Devo dire che piaccio molto di più a chi insegnante non lo è. A inizio tour avevo molta paura dei non insegnanti, ma a fine spettacolo ho ricevuto recensioni positive: «Anche se non insegno, mi ci ritrovo». Dire che non mi rivolgo agli insegnanti è un errore, ma da lì spazio, anche perché gli insegnanti sono un pubblico vario: chi viene con i colleghi, col marito, la moglie, i figli… Lo show è per tutti: si divertono gli alunni che vedono i prof presi in giro, gli insegnanti che finalmente mi sentono sviscerare certe cose e le famiglie che si rivedono nei pezzi.