Da “La Gazzetta di Parma”
Arriva anche nella nostra città il ciclone Filippo Caccamo. Appuntamento all’Auditorium Paganini con «Tel chi Filippo!», domani dalle ore 21 per conoscere l’ex professore di Lodi divenuto virale sui social e richiestissimo nei teatri con i suoi monologhi e i suoi personaggi che riguardano il mondo della scuola. Filippo sta raccogliendo sold out in tutta Italia. E anche la nostra città rischia di non essere da meno. Oggi è acclamato dal suo pubblico ma Caccamo sa cos’è la gavetta e il precariato: «Quando, durante le tue esperienze sul palco, ti capita di dare vita a show che hanno 3 o 6 o 9 spettatori in una serata, non puoi che sorprenderti ed essere felice per il successo che, in seguito, hai raggiunto. Perché sai cosa significa essere partito da zero».
Si è chiesto il motivo del suo successo?
«Penso di aver intercettato una categoria che aveva bi sogno di qualcuno che la raccontasse: i professori. Infatti sin dal primo video ho avuto una risposta pazzesca da parte del pubblico social. Facebook, Instagram, Youtube e Tik Tok: cerco di essere trasversale anche se su Instagram trovo un tipo di risposta e di interazione che mi piace di più».
Che idea si è fatto usando i social da professionista?
«Li odio tutti. Mi piacerebbe svegliarmi la mattina e non trovarli più nella mia vita. Un conto è il diritto di parola, che ritengo una delle grandi conquiste dell’umanità. Un’altra è la mancanza di rispetto per la storia che una persona porta con sé. Inaccettabile».
Che spettacolo proporrà al pubblico di Parma?
«Tutti si aspettano i miei classici personaggi. Ovviamente ci saranno. Ma offrirò anche altro: la serata sarà un monologo comico, una festa. La più grande soddisfazione, a fine show, è l’incontro con un pubblico che mi ricorda quanto si è divertito. Analiz zo il mondo della scuola senza prenderlo troppo sul serio. Fa ridere anche chi, di riflesso, vive questa realtà».
Che rapporti ha con la nostra città?
«L’ho vissuto in poche occasioni: esperienze dovute all’università, fiere legate al mondo del camper di cui sono grande appassionato. Quella di Parma è stata una tappa voluta, cercata, ambita del mio tour: ci tenevo molto a esibirmi qui. Infatti ricordo ancora il mio entusiasmo alla conferma della data».
«Tel chi Filippo!» (Eccolo qui Filippo): come mai questo titolo?
«Vuole essere un omaggio a “Tel chi el telùn”, in onore di Aldo, Giovanni e Giacomo a cui mi sono sempre ispirato. In più, da fan sfegatato dei Legnanesi, cerco di portare il mio territorio in giro per l’Italia».
Le manca l’insegnamento?
«Ho avuto una grande fortuna: una strada, quella dello spettacolo, non è mai stata il “piano B” dell’altra. Io ho voluto la scuola, ho studiato per insegnare. Però la progettualità che mi offre il mondo teatrale e della comicità, è più a lungo termine. Tuttavia mi manca ciò che, umanamente, i ragazzi regalano».
Anche se, quando si parla della gioventù di oggi, non si usano quasi mai parole di elogio?
«Credo che i giovani abbiano un gigantesco problema: nessuno dà loro risposte precise. L’incertezza del futuro li massacra. E in questa condizione, investiti da mille input, sono sempre più fragili. Per come li vedo io, rincorrono continuamente qualcosa… ma non sanno neppure loro cosa».
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